Chiunque sia andato a fare una passeggiata alla villa comunale del proprio paese, o in un’area pubblica ammantata di verde, o nel nostrano Parco dell’Etna o – perché no – su Sua Maestà Etna, si sarà di certo imbattuto in una pletora di piante e animali.
Il più curioso avrà cercato di avvicinarsi con estrema cautela e avrà magari scattato un’istantanea per documentarsi su ciò che aveva attirato la sua attenzione.
Il più artistico avrà anche provato – una volta a casa – a riprodurre a mano ciò che aveva scorto. Chi, invece, è dotato di una ferrea memoria visiva avrà cercato di scartabellare tra i propri ricordi alla ricerca di quella immagine che gli si palesa davanti.
Chiunque tra questi avrà cercato di dare un nome a una pianta, a un insetto, a un fiore, a un animale.
Classificare, etichettare. Da epoche immemori l’uomo ha sempre cercato di catalogare ogni cosa gli si ponesse innanzi. Questo immane lavoro, dapprima non basato su criteri strettamente scientifici, fu condensato da Carl Nilsson Linnaeus (1707-1778) – per noi italiani semplicemente Carlo Linneo – che diede, finalmente, un rigore scientifico alla catalogazione.
Nacque così la tassonomia.
Ed è proprio grazie a Linneo che noi oggi possiamo classificare gli organismi viventi secondo criteri ben precisi o, usando un termine assai caro allo stesso scienziato, ben specifici.
Già, perché fu con Linneo che venne introdotto il concetto di “specie” (scritto sempre con la “i” come penultima vocale, mi raccomando!). E fu sempre questo botanico, medico, naturalista e accademico della fredda Svezia che ha dato un “nome” e un “cognome” agli organismi viventi.
Il suo dictat fu: “Nomina si nescis, perit et cognitio rerum” (“Se non conosci il nome, muore anche la conoscenza delle cose”).
Ai più non sfuggirà di certo che ciò ebbe un impatto rilevante nel modo di concepire il mondo dei viventi. Così, abbiamo imparato che le Piante sono assai differenti dagli Animali. O meglio, in termini “tecnici” si dovrebbe parlare di “Regno Plantae” e “Regno Animalia“, scomodando il tanto caro latino, amato tanto dagli umanisti quanto dagli scienziati.
Piante e Animali, diremmo noi utilizzando un linguaggio comune. Quali le differenze sostanziali?
In primis, le Piante compiono la fotosintesi, chiaro. E poi, una pianta ha cellule differenti da quelle degli organismi appartenenti al Regno Animalia: la cellula vegetale presenta differente struttura e diversi organuli rispetto alla cellula animale. E ancora: gli organismi animali comunicano tra loro.
Comunicano. Comunicazione. E’ questa la chiave di volta su cui poniamo ora la nostra attenzione.
Ma è davvero così?
Il Dott. Stefano Mancuso, celeberrimo neurobiologo e Professore all’Università di Firenze, dirigente del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV), mediante studi ed esperimenti di impatto scientifico ragguardevole, non solo è arrivato alla conclusione che anche le Piante comunicano (udite, udite! “comunicano”), ma addirittura lo farebbero mediante un vero e proprio network!
Il lavoro del Dott. Mancuso e dei suoi collaboratori è estremamente illuminante perché scardina un’antica dicotomia inerente ai due Regni che stiamo prendendo in considerazione.
Questa fitta rete di interconnessioni tra organismi vegetali (i.e. alberi e le piante propriamente dette) ma anche tra Muschi e Licheni – estremamente abbondanti sulle rocce magmatiche basiche del nostro vulcano Etna – consente agli organismi vegetali di comunicare in modo estremamente fine. Come?
Mediante una fitta rete costituita da radici sotterranee che si intersecano tra loro e mediante messaggeri chimici – i c.d. “ferormoni” – che si diffondono attraverso il mezzo aereo.
Appare lapalissiamo che riassumere in poche righe il grandioso lavoro di Mancuso risulta difficile, ma, per farla breve, grazie a un pool chimico le piante comunicano anche a grandi distanze. Una sorta di wireless, un WI-FI tutto al naturale e… vegetale!
La prossima volta che faremo una camminata immersi nel verde di una radura, prestiamo attenzione al rumore delle fronde degli alberi e delle piante: potrebbe essere sentore di una loro comunicazione criptata.